Eventi & Cultura

La Verona del ‘900

di Piergiorgio Barzon

UN VIAGGIO CINEMATOGRAFICO TRA ARCHIVI, FICTION E URBANISTICA FUTURISTA.

Nei giorni scorsi, “La Città Macchina” è approdato nelle sale italiane, offrendo un viaggio unico nel tempo e nello spazio attraverso la città scaligera. Questo docufilm sfida le classificazioni tradizionali del cinema, muovendosi tra documentario e fiction per esplorare lo sviluppo urbanistico delle città italiane del XX secolo.

Diretto e scritto da Dario Biello, è prodotto da Filmedea in coproduzione con Istituto Luce Cinecittà e vede la partecipazione di quattro prestigiose università italiane, tra cui La Sapienza di Roma e lo IUAV di Venezia, oltre al supporto della Regione Veneto.

Dopo un primo capitolo dedicato a Colleferro, questa seconda opera indaga Verona in una prospettiva originale e affascinante. Non la Verona del Grand Tour, ma quella futurista, celebrata come “città macchina”, secondo la visione dei futuristi che esaltavano velocità e progresso.

 

A guidarci in questo viaggio è Alessandro Preziosi, nei panni di un fotografo-architetto incaricato di allestire una mostra al MAXXI di Roma dedicata a Verona. Il film inizia con riprese accanto all’Arena, simbolo della radice classica della città, per poi condurre lo spettatore alla scoperta del suo sviluppo industriale e architettonico tra Ottocento e Novecento.

Tra gli elementi più affascinanti del racconto, spicca la celebre “Villa Girasole“, un edificio unico progettato negli anni ’30 e dotato di un meccanismo rotante per seguire il movimento del sole, incarnando lo spirito innovativo dell’epoca. Non mancano incursioni nei luoghi iconici di Verona, come il balcone di Giulietta, svelando curiosità inaspettate: il balcone, infatti, è una ricostruzione moderna, non un elemento storico.

Preziosi è affiancato da Monica Marangoni, che interpreta Tamara de Lempicka, celebre pittrice futurista. Marangoni rappresenta una figura simbolica: una donna moderna, amante della velocità e della tecnologia, incarnando i valori di emancipazione e progresso del futurismo. La sua presenza è scandita dalla guida di una Lancia Lambda Siluro del 1927, che conduce lo spettatore attraverso la Rivoluzione Industriale, la Ricostruzione del dopoguerra e la Rigenerazione Urbana.

Il docufilm utilizza magistralmente materiali d’archivio provenienti dall’Istituto Luce, integrandoli in una narrazione cinematografica che si muove tra passato, presente e futuro.

L’architetto Dario Biello, regista e autore, descrive il progetto come un tentativo di restituire a Verona la sua identità moderna e futurista, superando la visione nostalgica e passatista legata al turismo tradizionale.

 

In recent days, La Città Macchina has debuted in Italian cinemas, offering a unique journey through time and space in the city of Verona. This docufilm defies traditional cinema classifications, blending documentary and fiction to explore the urban development of Italian cities in the 20th century.

Written and directed by Dario Biello, the film is produced by Filmidea in co-production with Istituto Luce Cinecittà and involves the participation of four prestigious Italian universities, including La Sapienza in Rome and IUAV in Venice, as well as support from the Veneto Region.

After a first chapter dedicated to Colleferro, this second installment examines Verona from an original and captivating perspective. Not the Verona of the Grand Tour, but the futurist Verona, celebrated as a “machine city,” in line with the futurists’ vision that exalted speed and progress.

Guiding us on this journey is Alessandro Preziosi, playing a photographer-architect tasked with curating an exhibition at Rome’s MAXXI dedicated to Verona. The film begins with shots near the Arena, a symbol of the city’s classical roots, before leading viewers through its industrial and architectural development in the 19th and 20th centuries.

One of the most intriguing elements of the narrative is the renowned Villa Girasole, a unique building designed in the 1930s with a rotating mechanism to follow the sun’s movement, embodying the innovative spirit of the era. Iconic landmarks of Verona, such as Juliet’s balcony, also make appearances, revealing unexpected curiosities—for instance, the balcony is actually a modern reconstruction, not a historical feature.

Preziosi is joined by Monica Marangoni, who plays Tamara de Lempicka, the famed futurist painter. Marangoni serves as a symbolic figure: a modern woman, passionate about speed and technology, embodying the futurist ideals of emancipation and progress. Her presence is marked by her role as the driver of a 1927 Lancia Lambda Siluro, which takes the audience through the Industrial Revolution, post-war Reconstruction, and Urban Regeneration.

The docufilm masterfully incorporates archival materials from Istituto Luce, seamlessly blending them into a cinematic narrative that traverses past, present, and future.

Dario Biello describes the project as an attempt to restore Verona’s modern and futurist identity, moving beyond the nostalgic and traditionalist view tied to conventional tourism.

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