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Testo di Filippo Bricolo
Recuperare uno spazio o un edificio, nel nostro processo progettuale, significa sempre trovare nella preesistenza la miccia di un nuovo inizio. Farlo non è facile. Bisogna andare oltre le apparenze. Bisogna indagare, rimuovere strati. A volte bisogna farlo anche fisicamente. Così è stato per la ristrutturazione della Verona Penthouse nel centro storico di Verona.
La nostra prima azione è stata la demolizione di tutti gli intonaci. Cercavamo qualcosa di vero e di forte. Cercavamo nel passato del manufatto qualche traccia di futuro. Così è stato. Togliendo gli intonaci è tornata alla luce una bellissima muratura realizzata in Pietra gallina sbozzata. Osservando questo muro ci è sembrato subito evidente che non fosse nato per essere lasciato a vista. Era imperfetto, impreciso, ma proprio per questo ci è sembrato sincero, segnato com’era da quella umile ed elegante espressività che hanno sempre le cose povere quando sono vere (e non l’esito infelice di sfalsanti espedienti narrativi).
Liberato lo spazio, la forza delle murature è stata tale da spingerci a radicalizzare la traduzione architettonica del programma funzionale. La scelta è stata quella di non realizzare nuove pareti all’interno dello spazio definito dalle murature ma di compartimentare il programma funzionale dentro nuovi dispositivi chiaramente percepibili come innesti. Si è formato quindi un dialogo intenso tra le pareti originali ed i nuovi elementi che abbiamo realizzato in materiali dotati di una sincerità espressiva in grado di confrontarsi con la poetica rudezza della pietra.
Una boiserie in Pitchpine (colorato al minio e bruciato) attraversa gli spazi muovendosi dall’ingresso ribassato al living, scivolando fino a definire un lato della camera. Al suo interno si trovano il bagno per gli ospiti, la lavanderia, gli armadi per la camera da letto. La superficie è continua e le aperture, altrimenti impercettibili, sono individuabili solo per la presenza di maniglie colorate al minio realizzate su nostro disegno.
Il bagno della camera padronale è inserito in un volume in lamiera nera non colorata e trattata con lucido da scarpe. Il volume presenta diversi trucchi: verso il letto una grande apertura è divisa ambiguamente da uno specchio ed un vetro polarizzato che può impedire o favorire voyeuristicamente la vista all’interno del bagno, verso la camera un meccanismo a pistone azionato a comando permette l’elevazione di una televisione che risulta nascosta alla vista quando non in utilizzo, la porta è celata da uno specchio che rende enigmatico il movimento nello spazio tra il volume e la boiserie.
La parete di ingresso della zona living è segnata dalla presenza iconica di due cerchi leggermente sovrapposti e realizzati in metalli diversi (ottone e ferro anticato). Anche questo dispositivo nasce dalla volontà di occultare la tipica invadenza della televisione. Agendo manualmente su di esso si scopre, infatti, che si tratta di un meccanismo scorrevole che una volta aperto permette la visione dell’apparecchio.
Simili atteggiamenti di divergenza poetica dalle prassi comuni e di rilettura dell’ordinarietà del costruire segnano gli altri elementi della casa: un portale in ferro organizza la parete di fondo del living contenendo la cucina realizzata in metallo dalla finitura ottone brunito, i controsoffitti delle parti ribassate sono realizzati in ferro nero al naturale, gli arredi su disegno (tavoli, lavandini, letto) sono realizzati con profilati metallici di tipo industriale con giunzioni a vista.
Text by Filippo Bricolo
In our design project, to recover a space or a building always means to find in the preexisting structure the prompts for a new beginning. It is not an easy task. You need to look beyond appearances. You need to inspect and remove layers. Sometimes, you need to do that physically. This was the case for the restoration of the Verona Penthouse in the old town center of Verona
We first demolished all of the plasters. We were looking for something true, something strong. We were looking at the past of the artifact to find some remnants for the future; and there we found them. By removing the plasters, a beautiful rough-hewn tuff masonry resurfaced. Just by looking at the stonework, we could tell it was not meant to be left in plain view. It was imperfect, inexact but, for this very reason, authentic, carved by the humble and elegant expressivity of the poor things when they are true (and not the unfortunate result of misaligned narrative expedients).
In the freed space, the brutal force of the stonework pushed us to radicalize the architectonic translation of the functional program. We did not build new walls within the space structured by the masonry. Rather, we compartimentalized the functional program inside new grafts-like devices. Thus, the original walls entered into an intense dialog with the new elements, which were crafted using highly authentic materials capable of engaging with the poetic roughness of the stone.
A pitch-pine boiserie (minium-colored and burnt) crosses the spaces from the lowered entrance down the living and slides along to constitute a side of the bedroom. Inside it, we find the guest toilet, the laundry room and the bedroom wardrobes. The surface is uninterrupted and the otherwise indiscernible openings are marked only by some read-lead handles of our own design.
The host bedroom toilet is inscribed within a black, uncolored, sheet metal volume treated with shoe polish. The volume presents different ploys: towards the bed, a big opening is ambiguously divided by a mirror and a polarized glass, which can hamper or offer a voyeuristic view of the bathroom. Towards the bedroom, a piston-driven remote control allows a hide-away TV set to come on stage. Finally, the door is concealed by a mirror that renders the movement between the volume and the boiserie all the more enigmatic.
The entrance wall of the living is marked by the iconic presence of two slightly overlapping circles. They were made using different metals (brass and aged iron). This device too, aims to conceal the invasiveness of the TV. Upon manual operation in fact, a sliding mechanism brings the TV screen into view.
Other elements are characterized by a similar tendency to narratively break away with ordinary approaches and reinterpretations in architectural design: an iron gate structures the living back wall and contains a metal kitchen with burnished brass finishing touches. The false ceilings of the lowered parts are in black natural iron plates. Custom furnishings (tables, sinks, beds) are developed using industrial metallic profiles with visible joins.